Stacy Davis e Gabe Devoe sono i protagonisti di questa terza intervista doppia di stagione. Scopriamo insieme qualcosa in più sulle loro personalità, carriere e passioni.

Ciao ragazzi! Come state? È un buon momento per voi, personalmente?

S: “Si, sto bene. É sempre bello vincere, soprattutto la nostra prima in trasferta. Abbiamo avuto una situazione difficile, con tanti infortuni durante tutta la stagione e per la squadra è una bella iniezione di fiducia, era una vittoria troppo importante per noi.”

G: “Sto bene, sono felice di essere qui. Personalmente, vengo da un periodo di alti e bassi, non ho giocato la mia migliore pallacanestro, ma abbiamo ancora tante partite e mi concentro su quelle.”

Come vi state trovando a Cento e quali sono le prime cose che vi hanno colpito quando siete
arrivati qui?

S: “La prima cosa che mi ha colpito di Cento è la tranquillità. Molto piccola, ti fa sentire a casa. Io sono cresciuto in grandi città, ma mi trovo bene in un ambiente così. Subito dopo, ho notato l’atmosfera che si respira grazie ai tifosi, la cultura cestistica. È davvero fantastico, sono grato.”

G: “Per ora qui a Cento sta andando tutto bene, mi trovo alla grande. Il primo fattore che mi ha stupito è sicuramente la tifoseria, molto appassionata, ti supporta tanto durante le partite.”

Stacy, ormai sei stato denominato “Lo Chef”, come nasce questa passione? Tu Gabe invece hai un soprannome?

S: “La mia passione per la cucina è iniziata nel mio anno da Rookie. Ero in Ucraina e tenevo una dieta vegetariana, anche se non c’erano tante opzioni vegetariane; quindi, il meglio che potevo fare era cucinare, imparare alcune ricette. É terapeutico, passo molto tempo da solo, quindi mi piace molto mettere su le mie cuffie e iniziare a cucinare come si deve. É sempre cosa buona cucinare qualcosa di buono per sé stessi. Piatti italiani? Si! Faccio un ottimo risotto, con il parmigiano soprattutto, non ho ancora provato a fare le lasagne, ma saranno il mio prossimo obiettivo.”

G: “Stacy è lo chef, è vero… abbiamo avuto una serata Taco a casa sua, l’ho sicuramente apprezzata, complimenti allo chef. Io non sono bravo in cucina come Stacy…mi piacciono i videogiochi, Call of Duty per esempio, sono un giocatore.”

Tornando alla pallacanestro, com’è il vostro rapporto con il basket fuori dal campo? Seguite l’NBA, l’Eurolega?

S: “In realtà non ho molte occasioni per guardare l’Eurolega, ma seguo i risultati, ne parlo con i ragazzi in spogliatoio, un po’ come a casa quando parlavo coi miei dell’NBA, nelle nostre chat e così posso tenermi informato. Mi piace studiare tanti giocatori diversi, ad esempio in questa stagione sto osservando molto Shai Gilgeous- Alexander, credo sia il favorito per l’MVP in NBA quest’anno. Nel corso degli anni ho osservato gente come Marcus Morris, Paul Millsap, anni fa mi focalizzavo su Josh Howard, che ha giocato nei Mavs tra il 2008 e il 2010 circa, mi interessa vedere come giocatori che mi piacciono si mettono in proprio, in campo e durante gli allenamenti.”

G: “Sono un grande fan del basket, in generale, seguo ancora la squadra del mio college. Mi piace molto il Monaco in Eurolega un mio amico gioca lì, in NBA… sono un grande fan di Lebron e quindi dei Lakers.”

Come la pallacanestro è entrata nella vostra vita e chi è stata la persona chiave nella vostra carriera?

S: “Mio padre è stato la persona chiave per la mia carriera nel basket. In realtà, la mia primapassione è stata il football. Il mio giocatore preferito è stato…caspita, ho un vuoto… allora uno dei migliori è sicuramente Vin Shawn, ma crescendo, non ricordo il nome, mi è sempre piaciuto il runner back per i Denver Broncos e i Tennesee Titans. Da ragazzino, pensavo di poter giocare a Football perché ero molto più grosso dei miei coetanei, mia mamma non me lo lasciava fare. Poi, mio padre mi ha messo la palla da basket in mano, andavo a giocare a casa di un suo amico e mi sono innamorato del gioco e ho continuato a giocare da lì in avanti e ora sono qui.”

G: “Non so se c’è stata una persona in particolare, i miei genitori mi hanno avvicinato allo sport sin da piccolo, non solo basket anche football, baseball…ma mi sono innamorato della pallacanestro, gioco da quando ho 5,6 anni. C’è stato un allenatore che mi ha influenzato molto, il suo nome era Larry Ross, era il mio coach all’High School, é lui che mi ha dato la fiducia per alzare il mio livello.”

 

Tornando al periodo del College negli Stati Uniti, come sono stati quegli anni?

S: “Il College di Pepperdine é fantastico. Vorrei rivolgere le mie condoglianze a tutti quelli che sono stati colpiti dagli incendi, conosco anche persone colpite. A parte questo, Pepperdine è a cinque minuti dalla spiaggia, fantastico, ho i miei migliori amici lì, davvero bei tempi, a livello di insegnamento non è seconda a nessuno e mi porto sempre dentro il ricordo, cerco sempre di tornare, ogni estate, sicuramente tornerò la prossima estate, la mia esperienza è stata davvero incredibile.

G: “La mia università distava solo un’ora e mezza da casa, quindi vicino alla famiglia che veniva spesso a vedermi. Probabilmente il periodo più bello della mia vita, un’esperienza incredibile.”

 

Potete raccontarci qualcosa per cui vi sentite grati, e se c’è qualcosa che rimpiangete o che vorreste cambiare nella vostra vita.

S: “Sì ho 30 anni… assurdo… sai, non ho molti rimpianti, credo che quando prendi delle decisioni pensi sempre che siano le migliori per te, è chiaro che ripensandoci magari ti viene da dire “oh, potevo fare diversamente…”, ma non ho rimpianti, sono estremamente grato di continuare a giocare basket a livello professionale. Questo è il mio nono anno e pensare che ho passato tutto questo tempo a questo livello, così come ho fatto al college e mi sento fortunato a continuare a svegliarmi e pensare al gioco che amo da quando ho sette anni. Credo che questo sia il fattore per cui sono più grato, ho una grande opportunità tutti i giorni, ovviamente ci sono momenti belli e momenti meno belli, ma prima di ogni partita, prego per essere grato di quel momento e di condividere l’esperienza con questi ragazzi, sono grati di essere a Cento e fortunato per questo gioco e tutto ciò che ha portato nella mia vita. Ci sono gli alti, i bassi, in ogni cosa che fai, ma c’è sempre qualcosa per cui essere grati, perché le cose potevano andare diversamente, non avrei avuto un’educazione se non fosse stato per il basket, non sarei qui a Cento…quindi sconfitte, vittorie… bisogna comportarsi come il mio vecchio allenatore diceva: bisogna sviluppare un’attitudine alla gratitudine.”

G: “Sono orgoglioso e grato per la mia famiglia, sono uno di famiglia, sono contento perché il prossimo mese saranno qui. Per la questione dei rimpianti sinceramente non cambierei niente, sono felice di come sono andate le cose e mi sto godendo il viaggio.”